sabato, gennaio 13, 2007

Il male

Caro D'Alema, non ho letto, non sto leggendo, dei fatti di Erba. Troppo male mi farebbe addentrami in una faccenda che spaventa anche limitandoci solo ai titoli dei quotidiani. Ho però, da questi titoli, visto commentare, condannare, sermoneggiare, i grandi pensatori della nostra carta stampata, e c'è qualcosa che non mi torna.

La tragedia di Erba, figlia di chissà che mali, che disagi, che scompensi mentali, è, nella sua tremenda efferatezza, niente in confronto a quella che dovrebbe, avevamo pensato avrebbe dovuto, essere un TABU':

la Guerra

Quante ERBA si consumano in una guerra? Quante vite spezzate? Quante felicità cancellate?

Eppure, caro D'Alema, eppure la guerra è qui, ogni giorno, da molti giorni, per quanto ancora?

E quelli che versano lacrime e inchiostro per spiegarci quanto sia profondo il male non sembrano accorgersi di quello più grande, della GUERRA, che anzi, spesso, giustificano, spiegano, articolano, come necessaria, inevitabile, un tabù da superare.

Questi signori, caro D'Alema, questi che magari avrebbero compreso un linciaggio di quei disgraziati omicidi, questi stessi, non esiterebbero a stringere le mani di Bush, o di Blair, o di tutta quella accolita di assassini che li segue. Mani talmente insanguinate da far sembrare solo sporchette quelle di quei due poveri disgraziati. Mani che neppure hanno dalla loro la scusa di essere guidate da un cervello malato, bensì da interessi tanto grandi quanto luridi.

Caro D'Alema, il DIO che probabilmente non c'è potrà forse accogliere i due pazzi coniugi, ma come si comporterà con tutti gli altri? E con chi, forte della sua pozione di visibilità, li appoggia e giustifica?